XIV Domenica TO C 22

Is 66, 10-14; Sal 65; Gal 6, 14-18; Lc 10, 1-12. 17-20

Alter Christus?

 

Condivido con voi la riflessione di questa domenica.

Il tema della liturgia della Parola ha come filo conduttore, da qualche settimana, la comunione di vita con il Signore.

Lo abbiamo ascoltato nella Domenica della SS.ma Trinità, successivamente nella solennità del Corpus Domini, infine Domenica scorsa, con la piena condivisione della vita, della missione e del destino di Gesù, nella quale è inevitabile il passaggio attraverso la croce.

Continuando con questo filo conduttore, questa Domenica  leggiamo come il Signore invia altri 72 discepoli ad annunciare il regno di Dio. Un annuncio non privo di difficoltà; gioie e sofferenze, vittorie e sconfitte, accoglienza e rifiuto, in altre parole tutto quello che è avvenuto nella vita e nella missione terrena di Gesù, per questo il discepolo non è tanto colui che osserva una dottrina, quanto colui che abbraccia in tutto e per tutto la vita di Gesù, il discepolo è vocato a conformarsi a Cristo, a diventare un alter Christus, formandosi e nutrendosi di Cristo. “Questo coinvolgimento esistenziale accade in continuità e coerenza con il metodo dell’incarnazione per via sacramentale” (cf. Lettera Apostolica Desiderio Desideravi n 42)

Questo vuol dire essere cristiano, non tanto l’osservanza dei precetti, l’essere o no circonciso (vedi II lettura), quanto vivere, per quanto è possibile a una creatura umana, la vita di Cristo! (portare le stigmate di Gesù nel proprio corpo: vedi II lettura).

Nei tempi passati generazioni di cristiani alimentavano la propria fede con il Vangelo e si sostenevano nell’impresa, con la lettura delle vite dei Santi, i quali hanno dimostrato attraverso la loro sequela, che l’impresa a diventare un alter Christus non era una pia devozione, ma un ideale praticabile e praticato.

Credo sia possibile anche oggi, nonostante le tante difficoltà della vita (anche i santi le hanno incontrate), andare controcorrente, essere, come dice un giovane Santo Carlo Acutis, essere originali e non fotocopie, trovare la propria strada per raggiungere la chiamata alla santità rivolta a tutti da parte del Signore.

La Messe è abbondante, ma gli operai sono sempre pochi, per questo nella grande famiglia della Chiesa, c’è spazio per tutti, non si rischia la disoccupazione o la cassa integrazione, nessuno toglie il posto di qualcun’altro.

Annunciare il regno di Dio è la più grande e bella avventura che ci possa capitare, pieni di colpi di scena e imprevisti. L’importante è però rimanere discepoli alla scuola di Gesù, annunciare il regno di Dio non è una nostra missione, ma la missione che Dio Padre affida a Suo Figlio, quella di salvare gli uomini, ritenendoci innanzitutto dei salvati.

Un antico detto dice: se vuoi che il mondo cambi, cambia stesso, è questo l’impegno che sempre più dobbiamo assumerci per continuare a seguire e amare il Signore e tutto ciò che il Signore ama, cioè, gli altri uomini, il mondo e tutto il creato.

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