Dio è Amore (31 Domenica TO C 2022)

XXXI DOMENICA TO C 22

Sap 11,22-12,2; Sal 144; 2 Ts 1,11 – 2,2; Lc 19, 1-10

Dio è Amore!

La solidità della nostra fede deve poggiare su una certezza incrollabile: Dio ci ama!

In qualunque situazione, in qualsiasi condizione possiamo trovarci, Dio ci ama. Lo abbiamo sentito nella prima lettura: Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento.

Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata. (I Lettura).

Questo Amore di Dio per noi creature si è spinto fino all’eccesso, apparendo agli occhi umani finanche esagerato e incomprensibile.

Quanti tra gli uomini anche buoni e santi, sarebbero disposti a sacrificare un proprio figlio per la salvezza degli altri?

Forse troviamo chi sacrifica sé stesso, come i martiri, o alcune mamme che hanno scelto di non curarsi per dare alla luce il proprio figlio; forse troviamo chi mette a servizio la propria vita per il bene degli altri (i consacrati/e, ma anche i papà e le mamme), ma sacrificare il proprio figlio proprio no, è una cosa umanamente impossibile.

Dio ci dimostra il Suo Amore, ci dimostra chi in realtà È veramente, donando il Suo unico Figlio per la salvezza dell’umanità.

Gesù è quel seme di senapa che un uomo lascia cadere nel suo giardino, perché cresca e fruttifichi il regno dei cieli nei cuori degli uomini (dalla liturgia della parola di martedì scorso).

Oltre questo Dio non ha come dimostrare il Suo Amore per noi, ecco perché, anche nei momenti di crisi di fede, mai il pensiero che Dio possa non amarci, deve essere messo in discussione.

L’amore di Dio è quella luce che illumina anche i momenti più bui, quando non vediamo e non comprendiamo cosa ci sta accadendo.

Scoprire o riscoprire sempre di essere amato incondizionatamente, l’uomo diventa capace di amare gli altri, guarda gli altri con occhi diversi (Papa Francesco dice di guardare gli altri con gli occhi di Cristo), gli altri non appaiono più come qualcuno da cui trarre vantaggi, ma come soggetti da amare.

Gesù, divenuto ospite di Zaccheo, illumina il suo cambiamento, la sua conversione e lo interpreta nel senso di grazia e di liberazione: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa».

Quello che è avvenuto non è soltanto un ristabilimento della giustizia, ma va oltre.

Il C.d.A. dice che << la libertà portata da Cristo è libertà non solo “da” servitù interiori e condizionamenti esterni, ma è soprattutto libertà “per” essere di più, per amare, per edificare la pace, nella comunione con Dio e con gli uomini fratelli» (CdA, pag. 104).

Come si giunge a questa libertà interiore ed esteriore?

Non può avvenire per costrizione, né per imposizione, quindi le leggi, le norme possono garantire sino ad un certo punto la libertà di tutti.

L’uomo nuovo, l’uomo capace di amare può essere solo il risultato di “conversione interiore>>, per aver accolto, ospitato Cristo nella propria vita.

In questo siamo sempre impegnati, non tanto ad osservare minuziosamente leggi e norme, quanto a illuminare chi siamo e cosa facciamo alla luce di questa presenza di Dio nella nostra vita.

Così abbiamo pregato nella preghiera di colletta:

<<O Dio, che nel tuo Figlio sei venuto a cercare e a salvare chi era perduto, rendici degni della tua chiamata: porta a compimento ogni nostra volontà di bene, perché sappiamo accoglierti con gioia nella nostra casa per condividere i beni della terra e del cielo>>.

Nel linguaggio biblico citare i due estremi indica tutto ciò che tra i due estremi è compreso; condividere i beni della terra e del cielo, vuol dire condividere tutto, anche ciò che attiene alla sfera spirituale.

Una comunità di fratelli nel Signore, conta sulla preghiera di tutti, trae beneficio dalla preghiera di tutti, dalla vita di tutti.

Ogni germe di bene che riusciamo a seminare intorno a noi non è soltanto un bene che riguarda esclusivamente se stessi, ma è un bene che si riversa per il bene degli altri. Non siamo e non agiamo da soli in ordine sparso e per conto proprio. Siamo ed agiamo per conto di Cristo, assumendone e continuandone la missione nel mondo e nella società in cui ci troviamo a vivere.

Zaccheo restituisce il quadruplo di quanto si era ingiustamente guadagnato, ma il suo gesto ha un valore spirituale e soprannaturale: nella sua casa, nella sua vita è entrata la salvezza, è diventata efficace la redenzione!

 

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