Giovanni un contadino del Regno

Natività S. Giovanni Battista B (Messa della Vigilia)

LETTURE: Ger 1,4-10; Sal 70; 1 Pt 1,8-12; Lc 1, 5-17

Chi è S. Giovanni Battista?
Di S. Giovanni si possono dire tante cose: è il Precursore di Cristo, Colui che prepara la via al ministero pubblico di Gesù, è il figlio della cugina della Vergine Maria, è l'ultimo profeta dell'AT e il primo evangelizzatore del NT, ecc. tutte cose vere, ma partiamo da quelllo che lui stesso dice di essere.
Una voce, la voce della Parola di Dio incarnata, colui che parla a nome di un Altro, la lampada della Luce che è Cristo; colui che diminuisce, scompare, di fronte al Messia da egli stesso indicato presente e operante nel mondo, il suono che svanisce della parola che rimane.
Le letture della liturgia vespertina lo accomunano a Geremia, nella vocazione, nello svolgersi della sua missione, iniziata “sin dal grembo materno”. Una vocazione originaria e originale, da tutti i nati da donna nessuno è come Giovanni Battista. In continuità con i profeti dell'AT, presenta tuttavia nuovi connotati; nessuno dei profeti vide fisicamente Gesù, mentre egli lo vide sulle rive del Giordano in cui amministrava un lavacro purificatore e lo Battezzò, compiendo così quanto previsto dal progetto di Dio.
La figura di Giovanni Battista, bene si ricollega alla figura del contadino di domenica scorsa. Giovanni grida al cuore degli uomini l'esigenza della conversione visto l'imminente arrivo del Messia, Colui che avrebbe Battezzato non con semplice acqua, ma col fuoco dello Spirito Santo. Giovanni grida, annuncia, parla, richiama, ricorda le esigenze dell'Alleanza tra Dio e il popolo, chiama a raccolta tutti gli uomini di buona volontà, coloro che vogliono rimettersi in cammino sulle strade del Signore, ma poi esce di scena, spinge i suoi discepoli verso colui al quale non è degno di sciogliere i legacci dei sandali, viene arrestato per la franchezza delle sue parole anche nei confronti del re Erode, con inganno decollato; rinasce al cielo.
Solo di Gesù e di S. Giovanni Battista celebriamo sia la nascita a questo mondo che la morte.
Di fronte all'evento della nascita di Giovanni, il  mutismo del padre Zaccaria, non è tanto da vedere come una punizione per la sua incredulità, quanto il silenzio dell'indicibilità del mistero che si compie.
Di fronte al mistero di Gesù che si incarna, è conveniente non dire, se non farsi voce della Sua Parola. Il discepolo non parla parole sue, ma dice parole ascoltate nel segreto dell'ispirazione divina. Giovanni non sa ancora parlare come protestato da Geremia, ma riconosce la presenza di Dio nel grembo di Maria, non può contenersi, esulta, fa salti di gioia, coivolge la madre nel gubilo dettato dallo Spirito Santo.  
Il Signore è qui, è arrivato, pare che dica scalciando nel seno di Elisabetta, la quale a differenza del marito Zaccaria, parla benedicendo la serva del Signore per aver creduto nelle parole recatele dall'angelo.
I discepoli del Signore, sono a servizio di una Parola che viene dall'Altro, recano un messaggio non proprio, indicano la presenza di Gesù nel mondo, attraverso i segni del regno che avanza, che si fa faticosamente ma inesorabilmente strada nei cuori e nelle volontà degli uomini, chiamati a rispondere personalmente e comunitariamente all'invito di conversione.
Anche oggi, come sempre è necessario porre attenzione al proprio impegno di conversione, c'è sempre qualcosa in cui convertirsi e convertire. È questo impegno del discepolo a rendere attraente la fede, la testimonianza di chi annuncia è annuncio credibile. Perchè Papa Francesco piace alla stragrande maggioranza degli uomini del nostro tempo?! (anche se non gli mancano le prove e gli ostacoli). Perchè annuncia senza mettere sotto giudizio, perchè spinge e sostiene il cammino di tutti, vicini e lontani, credenti e non, praticanti e non, chi è più avanti nel cammino di fede e chi è rimasto indietro, tutti ci sentiamo incoraggiati a riprovare, a continuare, a non smarrirci. Ecco l'Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo. Ecco l'annuncio di cui ha bisogno il mondo di oggi, uno che si prende cura, che salva, che si addossa il peccato dell'umanità e lo redime sulla croce. Da questa speranza nessuno è escluso, anche il ladrone pentito trova posto mel regno di Gesù, il figlio prodigo, Zaccheo il pubblicano disonesto, la donna adultera, il centurione pagano, gli eretici samaritani, tutti possono accedere alla misericordia di Dio se pentiti mettono mano alla conversione, al cambiamento. 
È un annuncio di grande speranza per tutti quello di cui ha bisogno la società in cui viviamo. Non lasciarsi rubare la speranza è un caposaldo della predicazione di Papa Francesco. In una società dello scarto, dove non conti se non hai un lavoro, se non paghi  le tasse, se non produci ricchezza, se non sai farti valere a scapito degli altri, se non sei capace di emergere, se non hai successo dove il valore di una persona è dato dal numero dei like sui social, l'annuncio che manca è la speranza. Giovanni ridà speranza al popolo oppresso dai Romani, indica l'inizio di un mondo nuovo, dove il piccolo e l'insignificante è il più grande nel regno dei cieli, nella logica di Dio, dove i pubblicani e le prostitute passano avanti, dove chi piange sarà consolato, dove chi soffre per il Vangelo  è Beato e dove lo sconosciuto agli occhi del mondo ha un posto nel cuore di Dio. 
Nel regno di Gesù non ci sono clessifiche da scalare, podi da salire, non ci sono medaglie da vincere, non ci sono insegne gloriose se non le piaghe della passione, croci da portare, derisioni da sopportare...una strada stretta da percorrere, perchè per la larga si perdono in tanti.
Quello inaugurato da Giovanni Battista è un mondo nuovo, non perchè cambiato, ma perchè diverso è lo sguardo di chi lo legge, non per gli occhi di tutti. Giovanni ci invita a scorgere tra le normali apparenze una presenza. Il regno di Dio è qui, il regno di Dio è già venuto nel mondo, anche non ancora pienamente realizzato, (già e non ancora), il regno di Dio è Gesù, un regno di cui vuole far partecipi gli uomini nuovi, gli uomini convertiti, un regno di Dio che ha bisogno di mani, di piedi, di teste e di cuori disposti ad essere voce che gridano nel deserto dell'anima, nel deserto del mondo e... scomparire. (Papa Benedetto XVI). Uomini e donne innamorati di Dio che parlano la voce dello Spirito Santo,  che senti, ma non sai da dove viene e dove va, che cantano le diverse note di tanti strumenti, di un'unica armonia, neutri e neutrali. Questo è il regno di Dio...e si possono aggiungere ancora tante, tante altre cose, ma la sfida della vita del discepolo sta nello scoprirle, nel somigliare a Giovanni il Battista il più grande dei figli dell'uomo, che sorpassato dal più piccolo nel regno dei cieli, non prova invidia o gelosia, ma ne è ben contento.  
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