XXXIV DOMENICA TO A 23 CRISTO RE DELL’UNIVERSO Ez 34,11-12.15-17; Sal 22; 1 Cor 15,20-26a.28; Mt 25,31-46

“Venga il tuo regno”

Sentiamo parlare spesso del regno di Dio, almeno ogni volta che recitiamo il Padre Nostro: “Venga il Tuo regno…”, tuttavia non ssappiamo bene a che cossa si riferisce questa espressione. Pensiamo ad un ordine sociale, mondiale, in cui regna la pace e la concordia tra gli uomini e in tutto il creato, addirittura in tutto l’universo, come la solennità di oggi ci ricorda: Cristo Re dell’universo”.

Anche se non lo immaginiamo sino in fondo, è più facile credere che l’espressione “regno di Dio” sia una realtà futura fuori dalla persona, una realtà che si costruisce attorno la persona, invece, la Parola di Dio ci dice di non cercare il regno di Dio qui o là da qualche parte, ma in mezzo a noi e per meglio dire dentro di noi.

Il regno di Dio è già e non ancora dal momento in cui siamo stati battezzati, è un regno in seme, in nuce, va fatto crescere e manifestato attraverso la vita di ciascun battezzato, con le opere di misericordia che abbiamo ascoltiamo nel Vangelo di oggi. È chiaro che se ogni battezzato agisce così come dice il Vangelo, anche all’esterno si vive una vita più bella e pacifica, ma tutto deve iniziare dentro ciascuno di noi…dobbiamo convertirci a Dio, di modo che il Suo regno cresca in noi e attorno a noi.

Allora non è del tutto sbagliato pensare che il regno di Dio è la nostra vita in unione a quella di Dio, di Cristo, una vita, come quella di Gesù, non fatta solo di successi, di grandi opere, senza fragilità o sofferenze, ma la vita di Gesù in noi con le sue luci e le sue ombre, ma che nonostante tutto sono vissute nel Signore.

  1. Paolo ci insegna che vivere è vivere in Cristo, la Sua presenza in noi è il il seme del regno piantato all’inizio del percorso cristiano, che cresce pian piano senza clamori e senza attirare l’attenzione.

Il regno di Dio è lasciare entrare Dio sempre più nella propria vita così come si svolge e da questa accettazione ci si ritrova a vivere nella pace della regalità dei figli di Dio.

Non per questo, allora, non dobbiamo impegnarci per un mondo migliore senza guerre e conflitti grandi e piccoli, ma che tutto si sviluppa a partire da noi stessi, dal senso che siamo alla nostra vita terrena vissuta nel Signore.

 

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