La cosa più importande della nostra fede!

XXX DOMENICA T. O. A 23

Es 22,20-26; Sal 17; 1 Ts 1,5c-10; Mt 22,34-40

 

La cosa più importante!

Anche questa domenica la liturgia della parola ci mette davanti l’ennesimo tentativo (questa volta dei farisei), di interrogare Gesù per cogliere qualche elemento che vada contro la Legge di Mosè e quindi accusarlo di essere eretico, di essere fuori dalla religione ebraica professata in quel momento.

Nella legge dell’antico testamento si trovavano le indicazioni comportamentali pratiche riguardo agli stranieri, agli orfani e alle vedove, senonché a tutte le categorie di persone deboli, fragili, che contavano poco nella struttura sociale del tempo.

Nonostante ciò, generalmente queste norme venivano disattese e non solo allora. Pensiamo a che tipo di atteggiamento abbiamo ancora oggi verso gli stranieri, i profughi, quelli che vivono ai margini della società. Non è vero che osservavano la legge, almeno non tutti, le ingiustizie c’erano allora come ci sono oggi.

Allora la questione del primo comandamento posta a Gesù è una questione tra forma e sostanza. Voi sapete che la Chiesa ci tiene tanto alla celebrazione eucaristica della domenica; ogni cristiano maturo non può farne a meno, chi ne fa superficialmente a meno ancora non ha raggiunto la maturità cristiana. Eppure se oggi mi chiedessero qual è il primo precetto che devo osservare non direi “andare a messa” (o osservare il sabato dal punto di vista della religione ebraica), ma amare Dio!

La messa è importante se mi fa crescere nell’amore verso Dio, che è la sostanza della mia fede, in caso contrario, se la messa non mi fa crescere nell’amore verso Dio, sono fermo nella forma, sono fermo al rito, che corrisponderebbe all’osservanza del sabato per gli ebrei.

Quale risposta si aspettavano i farisei? I farisei si aspettavano che Gesù dicesse che il primo comandamento fosse l’osservanza del sabato, quindi lo avrebbero colto in contraddizione perché proprio in giorno di sabato egli ha compiuto diverse guarigioni, e ciò era vietato dal precetto del sabato.

Gesù risponde altrimenti, il sabato è per l’uomo e non l’ uomo per il sabato. Al di sopra del sabato, al di sopra della domenica c’è l’amore verso Dio. Senza la ricerca di tale amore anche la domenica diventa un rito formale.

Alla domanda Gesù aggiunge anche una seconda parte alla risposta: amare il prossimo…

Amare Dio e il prossimo è il primo comandamento non sono due comandamenti ma uno solo, vanno insieme, non si possono separare, sono come le facce di una stessa medaglia. Non possiamo prendere la faccia dell’amore a Dio e lasciare da parte la faccia dell’amore al prossimo e viceversa. Sono un tutt’uno.

Gesù dunque, smascherando ancora una volta le intenzioni malvage dei suoi interlocutori, ci porta al cuore della fede. Se la nostra fede non ci fa crescere nell’amore personale verso Dio, alla nostra fede è una fede “bugiarda” a dirla come S. Giovanni nella sua lettera: chi dice di amare Dio che non vede e non ama il fratello che vede, è un bugiardo, un mistificatore, uno che si sta servendo della religione per il suo egoismo, per nascondere la sua indifferenza verso gli altri. Non è la vera religione cristiana, non è il messaggio annunciato da Gesù.

Dentro questo cuore della fede non c’è solo l’amore personale verso Dio, ma anche quello verso i fratelli. Dio è il Dio di tutti, è padre di tutti e tutti noi siamo fratelli, non possiamo escluderli dalla vera fede, dal nostro essere e professare di essere cristiani.

L’amore proclamato e vissuto da Gesù è un amore non capito, un amore non compreso, un amore rifiutato fino alla croce, un amore crocifisso. Gesù questo è venuto a insegnarci. Dio ci ama da morire!

 

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