III DOMENICA QUARESIMA A ‘22 Es 17,3-7; Sal 94; Rm 5,1-2,5-8; Gv 4,5-42

L’acqua che disseta

Vivere da cristiani è assimilare progressivamente l’esperienza di Cristo sintetizzata nelle prime due domeniche di quaresima: camminare nella fedeltà al Padre per raggiungere la meta della trasfigurazione gloriosa.

Questo cammino di progressiva assimilazione è reso possibile a una condizione: ascoltare la Parola di Dio, radicarsi in essa, accettarne le esigenze.

Oggi III domenica di quaresima, l’immagine che detta il tema della nostra riflessione è quella dell’acqua.

L’acqua era ed è tutt’oggi un problema importante per gli ebrei, ma lo è per tutta l’umanità, anche in Italia stiamo subendone le conseguenze a causa di periodi prolungati di siccità.

L’acqua rappresenta uno dei bisogni primordiali di tutta la vita presente nel nostro mondo, dunque il messaggio di questa domenica riguarda i bisogni profondi dell’uomo senza il soddisfacimento dei quali, non sarebbe possibile neanche la vita.

Se l’uomo non cerca di soddisfare questi bisogni profondi

la sua vita non è veramente umana.

Proprio presso un pozzo avviene un incontro: Gesù e la Samaritana, accomunati entrambi dalla soddisfazione di un bisogno: placare la sete.

Gesù ha sete, come ogni essere umano del quale ha voluto condividere la natura, ma approfitta di quella circostanza per dissetare attraverso risposte, quanti si avvicinavano al pozzo per soddisfare un bisogno di senso.

Approfittando di quella situazione, Gesù, incontra quella donna, non solo perché entrambi fisicamente vicini nello stesso posto, ma incontrarla nella profondità della sua vita.

“Ogni persona che incontriamo sta vivendo una sua battaglia, di cui non sappiamo nulla”. Per questo è necessario essere gentili sempre!

Gesù fa la prima mossa, la donna non avrebbe osato, infatti si meraviglia della richiesta: “donna, dammi da bere”, e chiede il motivo di tale e inusuale per non dire inopportuno comportamento: un giudeo che rivolge in pubblico a una donna, per giunta samaritana!

Quella samaritana non ha un nome, la si conosce per l’appartenenza a un gruppo di persone che vive in un territorio a nord della Giudea, la Samaria, territorio che ha alle spalle un allontanamento storico-religioso dall’ortodossia ebraica e il loro simpatizzare per le religioni dei vicini Cananei.

I samaritani rappresentano gli ebrei infedeli, che si sono votati ad altri dèi pagani.

Quella donna è rinchiusa per sua condizione o per chi l’ha voluta rinchiudere all’internodi un’etichetta, uno schema;

eretica, donna, samaritana.

La domanda di Gesù è più che una richiesta di chi ha semplicemente sete, sa di star rompendo uno schema, un pregiudizio molto diffuso in quel tempo…” in altre occasioni Gesù si lascia avvicinare e toccare da donne che non godono di una buona reputazione secondo la mentalità e l’usanza degli ebrei, provocando smarrimento e anche qualche dissenso circa la sua identità di Maestro.

Allo sconcerto della donna, Gesù rilancia alzando il tiro, prospettando di voler far conoscere il dono di Dio anche a lei che era Samaritana…di quale dono le sta parlando Gesù? Di un’acqua viva non solo capace di togliere per sempre la sete, non solo di appagare il bisogno di senso di ogni uomo, ma che fa diventare colui che vi si disseta “sorgente di vita per gli altri.

Tra lo scetticismo un po’ cinico e la vantaggiosa prospettiva di non dover ritornare ogni giorno presso il pozzo, la donna, chiede di ricevere quell’acqua.

A quel punto Gesù, dopo aver “catturato” l’attenzione e la curiosità di quella donna, sembra voler cambiar discorso, direzione, sino allora aveva parlato con quella donna, ora le chiede di andare a chiamare suo marito….una provocazione, una pro-vocazione, una chiamata, un’occasione di venire allo scoperto, di poter parlare almeno una volta con verità di qualcosa che la affligge ancor più profondamente della sete quotidiana, quella donna confessa di non avere un marito, ma la sua verità è una verità parziale, fa fatica a dover raccontare a uno sconosciuto la sua storia ricca di sofferenza e fallimenti. .

Gesù la conduce allo scoperto, l’aiuta ad auto scoprirsi, l’aiuta a rivelarsi: hai detto bene ne hai avuti 5 e l’ultimo non è neanche suo marito.

Di fronte allo svelamento della sua intricata vita, la donna capisce di trovarsi di fronte a un profeta, uno che parla a nome di Dio e allora tira in ballo una questione che le sta a cuore, il vero problema, la domanda profonda di senso,  e che la rinchiude nella categoria degli eretici: dove è giusto adorare Dio, in Giudea o in terra di Samaria?

Ritorna la domanda fondamentale della prima lettura: “Il Signore è con noi sì o no?”

Dopo la risposta di Gesù, quella donna comprende il messaggio e diventa anche lei un pozzo, una sorgente che straripa e corre a chiamare i suoi compaesani, dicendo di aver “forse” incontrato il Messia.

Il finale è la fede di tutti gli accorsi, credono in Lui cominciando un cammino che li porterà fuori dalla loro condizione di emarginati per motivi religiosi.

Il Signore aspetta ciascuno di noi al pozzo dell’acqua viva…bevendone si può riscoprire il senso di molte vite, anche le più travagliate.

 

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