Rivelazione-Vocazione-Missione

V Dom. TO C

Is 6,1-2,3-8; Sal 137; 1 Cor 15,1-11; Lc 5,1-1

Conoscenza-Vocazione-Missione

Per annunciare Dio è necessario averlo «conosciuto». Per conoscere Dio bisogna che lui si «riveli». Dio non possiamo raggiungerlo con i nostri sillogismi, rinchiuderlo nei nostri ragionamenti. La rivelazione di Dio e un suo atto sovranamente libero, è una sua iniziativa totalmente gratuita. L’uomo non ha potere su Dio. Ora in quanto il profeta non annuncia una dottrina astratta, puramente umana, ma il Dio vivente, è profeta unicamente se Dio gli si rivela, se lo chiama, lo manda. Rivelazione, vocazione e missione sono strettamente collegate.

Quando qualcuno ci chiede se conosciamo qualcuno che non è proprio nostro amico, noi rispondiamo: non è mio amico, ma solo un conoscente. In questo modo noi precisiamo che la relazione con quella persona non è così forte, ma una semplice conoscenza, una conoscenza superficiale.

Nel linguaggio biblico “conoscere” non ha lo stesso significato detto prima, cioè non indica una conoscenza superficiale, ma significa una relazione forte, una relazione di reciproca amicizia, familiarità.

A supporto di ciò, ci sono tanti riferimenti nella Bibbia e nel Vangelo, nei quali Gesù stesso si rivolge alle persone più vicine chiamandole “amici”.

Questa conoscenza è in doppia direzione è da parte di Dio verso l’uomo e dell’uomo verso Dio.

Dio conosce l’uomo perchè è Dio e perchè è il Suo Creatore, l’uomo conosce Dio per un Suo atto libero, la Rivelazione e senza che Dio si riveli l’uomo non può relamente e veramente conoscere Dio. A Pietro che fa l’atto di fede a Cesarea di Filippi risponde che né la carne, né il sangue glie lo ha rivelato, ma il Padre Suo. Ed ancora: nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”.

Dunque è chiaro che l’uomo può conoscere Dio, nel senso e nel significato bilbico di “conoscenza”, per un Suo atto di volontà libero, qual è la rivelazione di Sè.

La conoscenza di Dio per Sua rivelazione, coinvolge tutta la vita della persona al quale Dio si rivela (vedi prima lettura). Isaia vive un’esperienza di rivelazione e nella stessa risponde a un appello:  «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».

Ecco che la rivelazione di Dio a Isaia contiene anche una vocazione, alla quale Isaia risponde: “Manda me”.

Possiamo dire allora che nessuno può essere mandato se non conosce Dio attraverso la rivelazione che Dio fa di Sé.

La vocazione diventa così condivisione di un progetto che Dio ha sugli uomini, nel quale coinvolge i chiamati; Dio porta aavanti il progetto di bene sull’umanità coinvolgendo la vita delle persone chiamate.

Nessuno parla di Dio se non ha ricevuto un messaggio, una chiamata. S. Paolo precisa che il suo annuncio non è personale, ma un annuncio ricevuto da altri, nel quale lui di sente immeritatamente chiamato a diffondere.

Andando avanti con la nostra riflessione possiamo dire che la rivelazione che Dio fa di Sè e la vocazione, non sono fini a se stesse, ma servono alla rivelazione stessa come cause seconde, cioè Dio coinvolge nella rivelazione di sé, gli uomini da lui chiamati, per chiamare, o se vogliamo usare le stesse parole del vangelo, per “pescare”altri uomini e coinvolgerle nella rivelazione di Sè.

Fuori da questa dinamica, si può parlare di Dio per sentito dire, per ciò che “la gente dice di Dio”, un grande profeta, un maestro, uno dei profeti risuscitato, un parlare di Dio superficiale, confusa, approssimativa; un Dio “creato” dalla credenza degli uomini e non frutto della vera conoscenza di Dio.

Oggi, la maggior parte di persone nel mondo e anche tanti cristiani conoscono Dio per approssimazione, facendo dire a Dio quello che vogliono sentirsi dire; questo fenomento lo chiamiamo scristianizzazione, attenzione, non significa ateismo, ma scarsa conoscenza di Dio e di quello che Gesù ha rivelato di Dio.

Il risultato è che Dio non viene più capito, non si comprende più il Suo agire e tante volte lo critichiamo.

Dobbiamo essere perciò fatalisti, aspettare che Dio si riveli a noi, ci chiami e ci invii? Non solo, possiamo chiedere a Dio di rivelarsi a noi, con l’intenzione di essere coinvolti nella rivelazione di Sè al mondo, proprio come ha fatto Isaia.

Fa’ di noi, Signore, strumenti dell’amore che Tu hai per gli uomini; questo è il cuore della nostra fede, non dire a Dio ciò che per noi sembra giusto, necessario, buono, (che equivale a “pescare infruttuosamente tutta la notte”, ma pregare perchè l’eperienza che facciamo di Dio ci trasformi in “pescatori” di uomini, pescando fidandoci della Sua Parola., anche in tempi e con modalità che non conosciamo.

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